Le origini di Montechiaro vanno ricercate, intorno al VII secolo d.C., nei pressi della Pieve del Cauro. Oggi di essa restano scarsi ruderi e un fonte battesimale monolitico per immersione, custodito all'interno della nuova chiesa di Sant'Anna in frazione Piana.
L'edificio religioso sorse su preesistenze romane - con tutta probabilità è da collocare qui la statio di Crixia - e subì l'influenza del non lontano monastero di San Quintino di Spigno.
A partire dal XIII secolo, con l'incremento dei traffici verso il mare che preferivano le vie di crinale rispetto a quelle di fondovalle,
nacque il borgo medioevale di Montechiaro Alto (Mons Cauri), che presenta tuttora un chiaro impianto fortificato e un'intatta suggestione storica.
All'inizio del XIII secolo il Marchese Delfino del Bosco donò Montechiaro ad Alessandria e gli abitanti giurarono la sottomissione, ma ritornarono liberi già nel 1284, quando stipularono un trattato con il Marchese Del Carretto. Dopo la morte di Filippo Maria Visconti, Montechiaro fu occupato da Francesco Sforza nel 1441 e poi nel 1454 fu ceduto ai Del Carretto di Bossolasco che lo passarono a loro volta agi Scarampi di Cairo. Nuove permute e vendite portarono al dominio del paese i Marchesi di Canelli, gli Scarampi-Crivello, i Cavoretti di Belvedere, i Gianazzo di Pamparato, che mantennero il feudo anche dopo il giuramento di fedeltà ai Savoia, prestato nel 1736. Se ne hanno testimonianza attraverso a un registro catastale pittografato, presente negli archivi storici del Comune. Montechiaro è stato patria di adozione di grandi pittori del Novecento come ad esempio Eso Peluzzi e A. Cafassi, che ne hanno immortalato nelle loro opere gli scorci più suggestivi. Montechiaro d'Acqui ha avuto modo anche di fare da cornice a molte scene del film “Il partigiano Jonny” diretto nel 2000 da Guido Chiesa, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio.
LUOGHI DA VISITARE
La chiesa di San Giorgio si trova nel borgo storico di Montechiaro Alto. All’interno sono custodite numerose opere e una reliquia di spiccata valenza religiosa: la venerata reliquia delle Sante Spine della corona di Cristo. Secondo la leggenda un cavaliere crociato di Cortemilia avrebbe infatti portato in paese dalla Terra Santa questa preziosa reliquia.
E’ presente un pulpito ligneo intagliato di foggia popolareggiante, con pannelli raffiguranti San Giorgio, Sant'Antonio e simboli eucaristici, e una Madonna settecentesca della scuola del Maragliano, dalla pregevole doratura. L'interno dell’edificio è suddiviso in tre navate da rozze colonne in pietra arenaria locale, conserva alcuni altari in stucco, una acquasantiera in pietra scolpita, un quadro raffigurante le anime del Purgatorio, qualche affresco ritoccato e, in un moderno altarino marmoreo. La chiesa conserva inoltre un tabernacolo in pietra del XIV secolo.
Nell’oratorio di Sant’Antonio è oggi presente il museo che descrive con le opere pittoriche su tela di Severino Baraldi la storia delle Sacre Spine. A tale mostra si affianca anche una splendida copia della Santa Sindone.
L'antichissimo sito del castello di Montechiaro d'Acqui, poco distante da qui, è stato edificato nel XII secolo dai Marchesi Aleramici ed è successivamente passato ai Del Carretto, agli Asinari e ai Conti Guerrieri di Ponti. L'edificio, di cui restano labili descrizioni in mappe seicentesche, è stato abbattuto in gran parte dagli Spagnoli nel corso delle guerre di successione in Piemonte intorno al 1630. I ruderi rimasti sono stati in gran parte abbattuti dal Genio Civile a seguito degli smottamenti del 1966. Oggi restano: la motta con la base della torre, parte dei bastioni e alcuni locali sottrennanei. Negli ultimi anni sono state effettuate indagini e scavi da parte della Sovrintendenza (1994/1995) e sono state realizzate opere di ingegneria naturalistica per il sostegno delle scarpate e per garantire l'accesso regolato di visitatori, con la messa in sicurezza dei ruderi esistenti e la realizzazione di piccole aree di sosta, favorite dall'eccezionale veduta panoramica.