LA STORIA
Il centro di Palata, originariamente noto come "Paludella", ha radici che risalgono al XII secolo quando era una contrada di Acquaviva Collecroce, nel Contado di Molise. Passò...
Mucciafora si erge a 1070 metri di altitudine sul crinale di una montagna in posizione di guardia sulle valli circostanti, tutto intorno a lei, sia sull’Altopiano dell’Immagine (una vasta dorsale pianeggiante intono ai 1150m metri di quota con dolci ondulazioni che si stacca verso nord dal massiccio del Coscerno) che sul territorio che dal borgo degrada verso valle, si trovano tracce di insediamenti pre-romani risalenti alle civiltà autoctone umbre, a testimoniare quanto questo luogo sia antropizzato già in epoca antica. Posta sull’antico tracciato che permetteva di raggiungere la Valle Spoletana dall’antica Cascia, è un punto di passaggio nel periodo romano e si rivela di posizione strategica anche durante la dominazione longobarda, riuscendo a controllare grazie alla sua posizione la strada che a fondo valle permetteva il transito fino al vicino Gastaldato di Ponte. Il toponimo è incerto. Nel secolo XV entra nella sfera di influenza del nobile ghibellino Bernardino Amici, partecipando attivamente alle lotte dei sostenitori dell’Impero, fornisce rifugio ai rivoltosi banditi dal Comune di Cascia e uomini d’arme per le insurrezioni. Viene a tal proposito punita insieme al Castello di Frenfano per ordine di Innocenzo VIII con una prima distruzione del castello nell’agosto 1489 e una seconda nel gennaio 1490, allorché i Mucciaforini contravvenendo agli ordini impartiti ne stavano ricostruendo le mura. Nel 1507 presenta Istanza al Consiglio della Repubblica Casciana di assoluzione dei moti del passato promettendo fedeltà e obbedienza, ottenendo in compenso il permesso di restaurare il castello. Nel 1514 torna a partecipare alle lotte ghibelline accorrendo con un suo esercito in aiuto a Bernardino Amici assediato nella rocca di Cascia e attirando su di sé nuovamente l’ira del Papa che ne ordina l’ennesima e definitiva distruzione nel 1516. Passata insieme ad alcuni castelli casciani sotto il dominio spoletino nel 1527, diviene oggetto insieme agli altri della cosiddetta “vertenza dei castelli”, con la quale Cascia chiede formalmente a Clemente VII la restituzione dei possedimenti. La Sede Apostolica indecisa sul da farsi decide di amministrare essa stessa i castelli in questione fino al 1541, anno in cui definitivamente Paolo III restituisce Mucciafora insieme agli altri a Cascia. Nel 1809 il regime napoleonico decide di smembrare i castelli di Mucciafora, Roccatamburo, Usigni e Poggiodomo da Cascia, per formare il neonato Comune di Poggiodomo, che viene poi riconfermato durante la Restaurazione Pontificia nel 1816. Mucciafora diviene un castello appodiato, con un proprio sindaco ed il privilegio di un bilancio autonomo che doveva comunque avere l’approvazione del consiglio di Poggiodomo. Anche l’Unità d’Italia conferma il nuovo comune relegandola al semplice ruolo di frazione. Nel novembre 1943 durante la II Guerra Mondiale Mucciafora sposa la causa partigiana e diviene rifugio di una brigata composta da combattenti slavi evasi nel mese di ottobre dal carcere di Spoleto e da patrioti che confluiranno poi nella Brigata Gramsci. La banda capitanata dal montenegrino Svetozar Lakovic (nome di battaglia Toso) composta da circa 70 uomini si insedia in paese il giorno 3, all’alba del 30 novembre 3 divisioni nazifasciste circondano ed attaccano la piccola Mucciafora scatenando una battaglia che vedrà i partigiani riuscire a fuggire sul Coscerno, e i nazifascisti accanirsi per rappresaglia sulla popolazione con la prima strage di civili perpetrata in Umbria. 7 innocenti cittadini vengono trucidati per le vie del borgo e sulla porta di casa.
LUOGHI DA VISITARE
IL CENTRO STORICO- Oggi Mucciafora perse le fortificazioni e l’impianto originario dell’antico castello, è un ameno borgo caratterizzato da una strada di spina che si svolge ripidamente a gradinate, con un meraviglioso affaccio sulla valle del Tissino, immerso in una natura incontaminata e poco antropizzata, meta e punto di partenza per splendide escursioni. All’interno del suo centro storico, un’area completamente pedonale caratterizzata da scalinate fluide e vicoli suggestivi, sono ancora visibili incastonati nelle murature tracce di elementi architettonici romani e medievali. Passeggiare per Mucciafora significa scoprire dietro ogni angolo scorci pittoreschi affacciati su un panorama unico, che a 360 gradi svela tra gradinate e mura antiche oltre ai monti più vicini la catena dei Sibillini, il massiccio del Gran Sasso e il Terminillo. Particolarmente affascinante è la veduta dalla terrazza e dalle vasche dell’antico lavatoio pubblico, ancora in funzione.
CHIESA DI SAN BARTOLOMEO- Un tempo parrocchiale di Mucciafora è dedicata al suo Patrono San Bartolomeo Apostolo, appartenente nel XIV secolo al Plebato di Roccatamburo presenta una facciata a capanna in bei filari di pietra levigata con portale arcuato recante l’Agnus Dei, l’originario oculo centrale venne sostituito da una finestra rettangolare a seguito del terremoto del 1703. Il restauro settecentesco ha arricchito la chiesa con interni e suppellettili tardo barocchi, pavimento in cotto e uno splendido soffitto a lacunari lignei dipinti. L’altare maggiore con colonne a chiocciola tortili e finto baldacchino incornicia la tela settecentesca della replicas relojes suizos Madonna Assunta in cielo tra san Bartolomeo Apostolo e Sant’Andrea Avellino. La chiesa è stata restaurata grazie all’impegno di don Mattia Amadio, parroco del paese dal 1702 al 1763, al quale sono attribuiti numerosi prodigi e al quale è ufficialmente riconosciuto il Miracolo delle Lacrime dell’Addolorata, avvenuto a Norcia nel 1735. Morto in odor di santità venne avviato nel 1782 un processo informativo per procedere alla sua beatificazione, purtroppo interrotto dall’occupazione napoleonica, la sua tomba si trova all’interno della chiesa.
CHIESA SEPOLCRALE DI SANTA GIULIANA- Posta davanti la chiesa di San Bartolomeo vi è la pittoresca chiesa trecentesca dedicata a Santa Giuliana di Nicomedia. La cappella ad aula semplice e volta a botte presenta un esonartece separato dall’interno da una grata lignea. Sull’altare è presente la tela raffigurante la Santa nel giorno del suo martirio nell’atto di incatenare il diavolo tentatore. Sulla parete sinistra dell’altare vi sono ancora tracce degli affreschi trecenteschi che la adornavano. Un tempo cimitero del paese è tutt’ora terreno di sepoltura, due botole nel pavimento rivelano la presenza della camera ipogea in cui venivano inumati i Mucciaforini.
PIAZZA DEI COMBATTENTI- Adiacente al complesso sacro monumentale delle chiese di san Bartolomeo e Santa Giuliana si trova la piazzetta con i monumenti ai caduti di Mucciafora, una lapide ricorda i caduti della Prima Guerra Mondiale, ed una seconda lapide con un monumento in marmo e bronzo ricordano invece le vittime della strage nazifascista del 30 Novembre 1943.
CHIESA DI SANT’ANGELO DI CASALE-Poco distante dal paese, presso il cimitero, è la chiesa più antica ancora conservata di Mucciafora (ve ne era una dell’anno Mille nei pressi del castello dedicata a Sant’Antonio Abbate purtroppo andata completamente distrutta). La chiesa di Sant’Angelo rivela un’origine stimata intorno al XII-XIII secolo, presenta tipici elementi romanici: la cortina delle pareti interne è molto ordinata con i conci montati a filaretto, il portale lunettato, l’interno ad aula semplice con pavimento lithostraton in pietra locale è illuminato da una monofora, il presbiterio rialzato ospita l’altare con abside esterna affrescata. Il dipinto secentesco ritrae in uno sfondo roccioso i Padri del deserto San Girolamo e Sant’Antonio Abbate e l’Arcangelo Michele al centro della scena che sconfigge Lucifero ribelle a Dio e lo scaraventa all’inferno. La scena conferma come in questa terra oltre al culto di San Michele introdotto dai Longobardi, fosse fortemente celebrato anche quello dei grandi asceti, diffuso dai monaci orientali.