LA STORIA

Alle pendici del maestoso monte Taburno, ai piedi della Valle Caudina, sorge Montesarchio, culla di storia e crocevia di antiche civiltà. con i suoi quasi 14mila abitanti, Montesarchio è il comune più grande della provincia beneventana e nel 1997 ha acquisito, con decreto del Presidente della Repubblica, il titolo di “città”.
L’emblema della città è la monumentale fontana dell’Ercole alexicacos che si erge al centro della piazza principale. L’opera, inaugurata nel luglio 1868, si compone di una base a pianta circolare con vasca, sormontata da un gruppo scultoreo rappresentato da quattro leoni e su di un podio la figura di un Ercole guerriero; lo stesso mitico personaggio che appare anche sullo stemma del comune. Il nucleo abitativo nel corso dei secoli si è sviluppato intorno alla via Appia, importantissima rete stradale di età romana percorsa dal Medioevo dai crociati in viaggio verso Gerusalemme.
Simboli delle antiche origini della città di Montesarchio sono la Torre e il Castello,  Si ritiene che la primitiva costruzione risalga alle popolazioni sannitiche; in origine era costituita da un unico cilindro o, più probabilmente da un tronco di cono. Il primo intervento di riparazione fu probabilmente dovuto ai Romani, in periodo successivo alla terza guerra sannitica.   Distrutta durante le invasioni barbariche, fu ricostruita dai Longobardi che crearono anche una comunicazione sotterranea con il  Castello.  Nell’VIII sec., si riparò il fortilizio per opporsi all’eser­cito di Carlo Magno, proveniente da Capua. In tale oc­casione si palesò la necessità di fortificare ancor più il luogo e quindi di procedere alla costruzio­ne del castello.
L’aspetto presente risale alla ricostruzione compiuta in epoca aragonese, come dimostra una descrizione del castello in un documento dei primi del Cinquecento (relazione di Pedro d’Anfora)
 
LUOGHI DA VISITARE
 

La Torre ed il castello che sorgono sul colle Ciavurno (dialettale Ciaurno),  furono destinati a prigioni di Stato durante il regno di Ferdinando di Borbone. Nella Torre furono rinchiusi patrioti napoletani, tra i quali Pironti, Nisco e Carlo Poerio. Ancora oggi è possibile visitare quella che, tradizionalmente, viene indicata come sua cella dal 28 Maggio 1856 al 09 Gennaio1859. quando la pena fu commutata in deportazione. Fino al 1906 il Castello fu adibito a casa di detenzione. Nel 1915-1918, fu tappa di smistamento delle autorità militari. Nel 1919-1923, il Castello ed i suoi dintorni furono oggetto di lavori per la trasformazione in “Sanatorio Criminale”. Tale progetto non fu realizzato. Nel 1949/950 Il Castello e la Torre, dichiarati Monumenti Nazionali, vennero restaurati dal Genio Civile di Benevento.
Nel 1958 furono iniziate le pratiche per poter ospitare al  Castello l’Istituto “Mater Orphanorum”, che il 20 Luglio 1960, festa del Patrono Universale degli Orfanelli e della Gioventù,  iniziò ad alloggiare i minori.
Nel 1990, l’Istituto Caritativo “Mater Ophanorum” lasciò il Castello ed il 16 Marzo 1994 l’Amministrazione Finanziaria consegnò le chiavi del Castello, alla Soprintendenza Archeologica di Salerno, che dal 2007 lo ha destinato a sede   del Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino. Tra i reperti conservati è possibile ammirare oggetti di ornamento personale, armamenti bronzei e corredi funerari di varie epoche pre-cristiane, nonché diverse tipologie vascolari di importazione attica.
 
 
Testimonianza del profondo senso religioso degli abitanti di Montesarchio è la presenza di vari edifici di culto all’interno della cittadina. Alla sommità del borgo Latovetere, ai piedi del Castello, è situata l’abbazia di San Nicola.
 
La piazza principale del paese è dominata dalla  chiesa dell’Annunziata. L’edificio, a navata unica, è arricchito da sei altari laterali e impreziosito da un altare maggiore realizzato in marmi policromi, alle spalle del quale vi è un dipinto raffigurante l’Annunciazione.
 
Dello stesso periodo è la chiesa di San Francesco, la cui facciata tradizionalmente  è attribuita all’illustre ingegnere Luigi Vanvitelli o a rappresentante della sua scuola.
 
La chiesa di Santa Maria della Purità fu fatta erigere nel 17° secolo dalla famiglia D’Avalos. Di essa apprezziamo innanzitutto la sobria struttura architettonica barocca, ma soprattutto le tele, le statue e i paramenti sacri che ancora possiede. La sua struttura interna è costituita da un’unica navata a croce latina, la volta a botte, tre cappelle per lato e l’abside.
 
Il convento di Santa Maria delle Grazie,  fu edificato dal marchese Carlo Carafa nel 1480 e la chiesa di S. Maria delle Grazie fu consacrata il 3 Giugno 1492, come dalla lapide murata nella sacrestia. Al suo interno nel 1760 fu posta la statua della Madonna delle Grazie scolpita da Carmine Lantriceni, originario di Procida.
 
(Fonte Angelo Tinessa)