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LA STORIA

Secondo la tradizione locale il nome del comune deriva da quello di una contrada chiamata "Paludella" o "Palatella"; non ha subito evoluzione nel corso dei secoli. Fin dai tempi più remoti appartenne sempre al contado di Molise; dai documenti ne risulta  primo feudatario Roberto della Rocca, cui seguirono diverse famiglie, tra cui i Gravina, gli Ionata, gli Orsini e i Toroldo; l'ultima famiglia feudale fu quella degli Azlor Pallavicino Zapata, duchi di Villahermosa, nobili spagnoli che vi esercitarono i diritti fino all'eversione feudale. La località Santa Giusta fu teatro di un insediamento in epoca normanna, che gli abitanti furono costretti ad abbandonare nel XVII secolo a causa degli assalti dei turchi. Nelle località Francano e S. Leucio risultano insediate colonie di albanesi rispettivamente nel 1454 e nel 1663; costoro risiedevano in contrade distanti dal centro abitato perché considerati ospiti indesiderati. Del primo nucleo rimangono oggi solo i resti di una vecchia torre; il secondo fu invece completamente distrutto dal terremoto del 1688. Fanno parte del patrimonio storico ed architettonico: la chiesa parrocchiale di Santa Maria Nova, costruita nel 1531 dagli slavi secondo l'epigrafe incisa sul portale; la chiesa di Santa Giusta, che nell'antichità apparteneva al feudo omonimo poi abbandonato; una lastra di pietra replicas panerai raffigurante un libro aperto su cui è inciso il primo versetto del Magnificat. 
 
LUOGHI DA VISITARE

Chiesa di Santa Maria La Nova: la chiesa fu realizzata nel 1531, come rileva un'iscrizione su una pietra dell'arco maggiore del portale. Nel primo Novecento fu ampiamente restaurata, assumendo all'esterno uno stile moresco, rifacimento commissionato nel 1928 da don Emilio Vetta, mentre l'impianto assumeva quello di una basilica a croce latina; la chiesa ha tre navate, con 8 arcate le cui prime due sono murate. Vi si accede dal monumentale portale provvisto di edicoletta a spioventi, il campanile è una torre provvista di cuspide ottagonale. L'interno conserva gli altari dell'Addolorata, di San Giuseppe, di San Nicola, del Sacro Cuore, di Sant'Antonio di Padova. L'altare pregiato è il maggiore, lavorato in stucco, a riprodurre dei finti marmi, opera di maestro Gregorio da Palata (1725). Il coro ha 11 stalli, quello centrale è in pietra scolpita con lo stemma vescovile a 3 pere "moscarelle", voluto dal Monsignor Giannandrea Moscarelli.

Chiesa di San Rocco: faceva parte di un complesso dei Francescani oggi distrutto, a causa dell'invasione turca del 1556. Nell'incendio si perse il Crocifisso di Anagni donato a Ottavio Ionata. La chiesa aveva comunque le rendite, soppresse nel 1867. Restaurata nel 1890 e nel 1945 dopo i danni della guerra, si presenta in stile settecentesco, con un portale architavato in pietra e torre campanaria dotata di cuspide.

Chiesa di Santa Giusta, si trova nella contrada omonima, e si mostra coma una tipica chiesa ottocentesca di campagna, con soffitto spiovente, e l'interno decorato da una nicchia all'altare, con la statua.
 
La grande panchina (Big bench).