LA STORIA

Ricostruita dopo il terremoto del 1688 su progetto dell'Ing. Giovan Battista Manni e su volontà del Conte Marzio Carafa e del Vescovo De Bellis. La nuova Cerreto fu fondata non più sulle vecchie macerie, bensì a valle, su di un suolo più stabile. Si modificò l'impianto urbanistico distaccando il paese dalla centralità del castello.
La nuova città era senza mura, aperta, caratterizzata dalle strade ampie 'a scacchiera' e dalle maestose piazze che dovevano proteggere gli abitanti in caso di un nuovo terremoto.
La ricostruzione attirò molte maestranze artigiane napoletane che portarono alla luce l'antica tradizione della ceramica.
Città della ceramica, l'arte della ceramica cerretese ha antiche origini, anche se il periodo più florido fu quello successivo al terremoto del 1688, quando giunsero a Cerreto maestranze napoletane che fusero il loro stile con quello dei ceramisti cerretesi.
Infatti, il 700 fu il momento d'oro della ceramica cerretese. Ceramica che si contraddistinse per la sua finezza e ricercatezza nei particolari, che la fecero apprezzare anche alla corte borbonica.
Ad oggi diversi esemplari della ceramica cerretese possono essere ancora ammirati all'interno di vari musei presenti nel paese.
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Chi oggi visita Cerreto Sannita non ha di fronte solo un bell'esempio di città ortogonale e antisismica, che da quel tragico 1688 ha superato senza troppi danni le scosse successive, ma anche un modello di ricostruzione urbanistica e di ripresa sociale ed economica più riuscito di quanto si è visto in occasione di terremoti che hanno colpito l'Italia in epoche più recenti. Quell'antica ricostruzione oltre che alla sicurezza badò anche all'estetica, dotando la cittadina campana di un nugolo di chiese tardo barocche, di eleganti palazzi, di portali sovrastati da vistosi mascheroni, di dettagli rococò sparsi nel tessuto urbano. 
Che cosa c'è dunque da vedere in questo modello unico di “città pensata”, come spesso si ama definirla? Tanti interessanti palazzi privati settecenteschi (Ciaburro, Ungaro, del Viceconte, Magnati, Nardella, Giordani, Carizza, Villa Langer), spesso dotati di replique montres importanti portali a bugne dominati da mascheroni). E poi un numero spropositato di chiese, quasi una ventina, delle quali qui si citeranno almeno le principali. Entrando in città da sud ovest, subito dopo la chiesa di Maria di Costantinopoli (1616) che conserva un coro ligneo e resti dell'antica pavimentazione in ceramica locale, ci si imbatte nell'armonioso insieme formato dal maestoso palazzo dell'Episcopio (1696), dall'ex Seminario vescovile e dalla luminosa Cattedrale dedicata alla Ss. Trinità (1739), affrescata nel 1780 da Francesco Palumbo, con 12 altari in marmo e con due campanili sormontati da semicupole rivestite in «riggiole» di maiolica giallo-verde. Superato il Museo della ceramica (vedi articolo a parte) si sale poi alla spaziosa piazza San Martino (già Vittorio Emanuele), in fondo alla quale sorge la collegiata di San Martino, progettata dal “regio ingegnero” G. B. Manni e ultimata nel 1733: la facciata è preceduta da un'ampia e scenografica scala a rampe ricurve. Sul lato opposto della piazza si staglia invece il Palazzo del Genio (il nome è quello che aveva un teatro intitolato al Genio italico) con l'isolato del feudatario che ospitava la taverna, il teatro e le carceri, terminate nel 1711.
Un ulteriore tratto di strada porta poi alla bella chiesa barocca di San Gennaro, con la cupola dalla inusuale forma ellittica, rivestita con embrici maiolicati cerretesi: la chiesa ospita ora la sezione d'arte sacra del Museo della ceramica, con statue lignee, tele, paramenti e oggetti sacri, fra cui si segnala un prezioso calendario reliquiario cesellato che contiene reliquie di diversi santi e un pezzetto della Croce. Oltre piazza Roma, su cui s'affacciano bei palazzi del 700, sorge la chiesa di San Rocco, costruita dai sopravvissuti alla peste del 1656. Quindi, proseguendo verso la collina, oltre i ruderi dell’antica Tintoria Ducale dei panni lana (industria che nel Seicento aveva fatto ricca la vecchia Cerreto, si raggiungono i santuari delle Grazie (1587), annesso al convento dei cappuccini, il santuario di Sant'Anna e la Madonna del Soccorso.
Interessanti anche gli ambienti naturali che si possono raggiungere a nord di Cerreto, paese che si trova alle porte del Parco regionale del Matese. Un sentiero porta allo spettacolare ponte di Annibale, a schiena d'asino, che la leggenda unisce al passaggio del condottiero cartaginese durante la Seconda guerra punica (216 a. C.). Realizzato in epoca romana per valicare il torrente Titerno, è lungo 13 metri, ha una larghezza di circa 1,50 metri e ha una luce di 9,15 metri. Più oltre si trovano le selvagge forre del Titerno, scavate dall'acqua nel corso di milioni di anni generando eccezionali marmitte di giganti larghe anche 12 metri. Salendo poi fino a circa 500 metri di altezza, sotto la Rocca del Cigno si può trovare la grande Grotta dei Briganti, che ha all'interno un ambiente alto 20 metri, “la cattedrale”, con stalattiti e stalagmiti.