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martedì, 07 settembre 2021

LA STORIA

Aprilia nasce nel 1936 con tutte le caratteristiche di un borgo rurale. La sua realizzazione rientra nel progetto della “bonifica integrale” delle Paludi Pontine. Tale progetto prevedeva, dopo il prosciugamento della palude, il riassetto del territorio al fine di gestirne l’utilizzazione agricola con mezzi moderni e la realizzazione delle cosiddette “città nuove” (Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia), che rappresentano uno degli esperimenti dell’urbanistica moderna di maggior interesse compiuti in Italia. Mussolini investì molto nel progetto di bonifica dell’Agro Pontino, che immaginava come un potenziale grande orto da realizzare intorno a Roma. Furono vani in passato i tentativi di bonificare il territorio, caratterizzato da insalubrità e spopolamento dovuto alla malaria, tra cui quello operato da Livio Odescalchi nel primo ventennio del XVIII secolo e quello messo in atto da Papa Pio VI alla fine dello stesso secolo: le Paludi Pontine rappresentavano, quindi, il luogo su cui il regime fascista giocava la sua credibilità di forza nuova, programmatica e concreta. Mussolini affidò all’O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti) i lavori di bonifica che iniziarono, per la parte idraulica, nel 1926, ma, solo tra la fine del 1931 e quella del 1934, l’impresa assunse dimensioni considerevoli. Aprilia è, dunque, dal punto di vista cronologico, il “quarto comune dell’Agro redento”, realizzato dopo Littoria, Sabaudia e Pontinia e prima di Pomezia. Il concorso nazionale per il piano regolatore di Aprilia fu bandito dall’O.N.C. nel 1935. La città doveva essere ubicata, secondo le dirette indicazioni di Mussolini, in un’area paludosa di 12.000 tagliata dalla via Nettunense e la progettata via Mediana (asse di collegamento tra Littoria, la bassa Valle del Tevere e l’Aurelia), in prossimità del cui incrocio, liberamente stabilito dai progettisti, sarebbe sorto il centro urbano. Secondo l’allegato al bando di concorso, si sarebbero dovuti prevedere, per Aprilia, 12.000 abitanti, di cui 3.000 residenti nel centro urbano, 9.000 nei poderi del suo territorio. Il bando dava inoltre indicazioni sulle caratteristiche costruttive ed architettoniche degli edifici, che avrebbero dovuto ispirarsi “a somma semplicità (…) rifuggendo dall’impiego di parti decorative non sobrie”. Al concorso per il P.R.G. aderirono 25 gruppi, dei quali 17 presentarono un piano. Di questi ne vennero ammessi 16 che riuscirono ad elaborare il piano in un mese, tempo ristrettissimo imposto dal bando: le proposte furono diversissime per livello e natura. La Commissione esaminatrice, dopo quattro sedute, dichiarò all’unanimità vincitore il progetto contrassegnato dal motto “2P.S.T.” iniziali degli architetti C. Petrucci e M. Tufaroli e degli ingegneri F. Paolini e R. Silenzi.
Oggi il centro urbano si presenta in modo notevolmente diverso: l’attuale aspetto è dovuto all’abbattimento (negli anni ’70) della Casa del Fascio, alla ricostruzione del Municipio, alle parziali modifiche di tutti gli altri edifici, ristrutturati nel dopoguerra e alla recente ricostruzione del Campanile della Chiesa di S. Michele Arcangelo (1999). Aprilia venne coinvolta direttamente dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale. La città era denominata dagli alleati “The Factory” (la fabbrica) per il suo chiuso nucleo centrale edificato in mattoni rossi, che dall’alto dei ricognitori aerei doveva sembrare, appunto, una fabbrica. In seguito allo sbarco alleato ad Anzio e Nettuno (gennaio 1944), Aprilia venne bombardata e il centro urbano fu quasi completamente raso al suolo. Terminata la guerra, cominciarono i lavori di ricostruzione della città che era ridotta ad un cumulo di macerie.
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Chiesa di San Michele Arcangelo, costruita negli anni trenta del secolo scorso, e addizionata per così dire dalla Santa Maria Goretti nel 1952. Forse perché gravemente colpita nel corso della II guerra mondiale. Tanto è vero che solo nel 1999, nel 63° anniversario di nascita, i cittadini hanno potuto riavere il loro campanile. La chiesa ha ora una porta realizzata da Sergio Iezzi, in cui sono presentati diversi episodi della vita della città, la bonifica, la guerra, la ricostruzione. A destra e sinistra, due grandi medaglioni: uno dedicato a Maria Goretti, opera di Brando Casciotto, uno a San Michele Arcangelo, progetto di Claudio Cottiga. All'interno, tra le tante opere, il dipinto di Dino Massarenti intitolato 'Giustizia, Temperanza, Prudenza', una pittura molto 'fotografica', e una Madonna in legno proveniente dal Trentino, davanti alla quale c'è un via vai di pellegrini.