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LA STORIA

L'origine di Vinchiaturo è molto antica, come dimostrano numerosi ritrovamenti archeologici, tra i quali località Canala, un basamento costituito da grossi blocchi di pietra, che secondo una stima della Soprintendenza risale alla fine del II secolo. Sopra un blocco di cantonata è scolpito a bassorilievo un grande simbolo fallico; un cippo terminale di epoca romana e numerose altre iscrizioni. Secondo alcune interpretazioni (vedi Monteverde Sannita di Baldini) l'origine del paese è da ritrovare nell'antica città sannita di Ruffirio, allogata su di un aspro e quasi inaccessibile rialzo calcareo, presso l'attuale altura di Monteverde, dove cospicue sono le testimonianze di un'attività edilizia ed artigianale del passato. Lo storico Dionisio colloca Ruffirio "ad orientem Boviani apud montem vulgo viridem, quo in apuliam itur" (ad Oriente di Boiano, in quella contrada detta Monteverde, per la quale si accedeva alla Puglia).
Ruffirio mutò tale nome in un antesignano dell'attuale nel momento in cui, giunte le guarnigioni della potente e bellicosa Roma, dovette subire l'amara sconfitta e l'assoggettamento da parte del trionfatore.
Tale destino toccò ad altre città quali Bovianum e Saipins che, a detta degli storici, videro da parte del governo capitolino, l'allontanamento forzato di sediziosi cittadini sanniti, ai quali fu coartata la libertà in un distretto geografico rintracciabile nell'area dell'attuale cittadina di Vinchiaturo, che per tale motivo conquistò la denominazione di Vincula Catenis, ovvero Carcere con Catene. A ricordo di tale congiuntura storica nello stemma del Comune campeggia una torre merlata, ai lati dalle quale pendono due grosse catene.
Dopo le guerre sannite, dopo la distruzione di buona parte della popolazione e delle città, scende sulla vita del nostro paese il buio più fitto e, dall'epoca sannita e romana, solamente verso l'anno 1000 se ne torna a parlare. Vinchiaturo, fino alla metà del XV secolo, non significò alcuna entità politica ed amministrativa autonoma.
Il paese odierno, iniziò a concretizzare la sua fisionomia di centro abitato, seguendo i canoni urbanistici ed architettonici imperanti, a far tempo certamente dal 1456 anno in cui, a causa di un devastante terremoto che causò 120 morti e la quasi totale rasa al suolo della Badia di Monteverde.
A seguito di tale episodio, i contadini e i pastori che per tanti anni avevano respirato l'aria operosa ed industre del centro benedettino, si spostarono definitivamente a valle, costruendo lì le loro dimore.
Nel secolo XI, nel periodo Longobardo, Ugo di Molisio, Conte di Boiano, donò alla Cattedrale della sua città molti feudi tra cui quello di San Pietro presso Vinchiaturo. Vinchiaturo era dunque terra di pertinenza dei Conti del Molise: ed in questa condizione si tenne durante i periodi normanno e svevo fino al 1449. In quegli anni il paese e le sue terre furono assoggettate alla signoria dei fratelli Sanfromonte, giunti dalla Francia nella nostra nazione, alcuni secoli prima, al seguito di Carlo d'Angiò, per volontà di Alfonso I di Aragona. Vi fu allora, una sincera amicizia tra Antonello, uno dei fratelli, e Cola di Manforte, Conte di Campobasso, col quale caldeggiò l'ascesa al trono di Napoli di Giovanni d'Angiò, che fu però sconfitto nella battaglia di Troia del 1462. Fu così che Vinchiaturo, nel 1467, fu dato in feudo ad un certo Matteo Trossa cui successero nel 1550, i Senescallo di Capua. Un membro di tale famiglia, Camillo se ne disfece per la somma di 5200 ducati. L'acquirente fu Federico Longo, esponente di una famiglia venuta nel Reame con i Normanni, che ebbe conferito il titolo di Marchese nel 1626 e che detenne il feudo fino all'eversione della feudalità. È al Marchese Federico Longo che si deve la costruzione del palazzo marchesale, intorno al quale si sviluppò il paese, e del Convento di Santa Lucia, dimora dei Frati Minori Osservanti.
 
LUOGHI DA VISITARE
 
La Chiesa Parrocchiale Santa Croce, molto antica, come testimoniano i numerosi elementi decorativi e strutturali riesumati durante le varie operazioni di restauro, è una mirabile creazione dell'arte scultorea romanica e della semplicità e linearità delle forme. Anticamente, la facciata era rivolta dalla parte opposta, poiché il paese era arroccato in quella direzione; fino a quando l'abitato si sviluppò in pianura, intorno alle arterie stradali che lo attraversavano e di conseguenza la facciata fu replique montre costruita rivolta verso il nuovo centro abitato. L'edificio attuale, che fu ricostruito nel 1840 dopo vari terremoti, è diviso in tre navate e misura 23 metri di lunghezza e 14 di larghezza. La facciata, in stile neoclassico, fu realizzata da maestranze locali che ben si distinguevano nella lavorazione della pietra. Imponente è la torre campanaria a quattro piani, di cui il piano terra a pianta quadrata, appartenente alla preesistente chiesa romanica e gli altri ottagonali. Sempre all'esterno, di rilievo è il Crocifisso, databile del XIII secolo, collocato su di un muro perimetrale dell'antica area cimiteriale.
All'interno della Chiesa, che è a tre navate con archi a tutto sesto e paraste ioniche, sono da ammirare:
- l'altare maggiore, che presenta una varietà di marmi pregiati;
- un immenso organo ligneo del 1775 sostitutivo di uno più antico ed infine una elegante arca sepolcrale del XIX secolo, in pregiato marmo di duplice tonalità, che accoglie le spoglie mortali di Luigi Iacampo e la moglie Anna Teresa Guglielmi;
- un'antica vasca lustrale;
- lo splendido coro ligneo del 1760, composto in regione absidale, il quale ospita 13 pannelli raffiguranti Cristo e gli Apostoli, dell'artista oratinese Ciriaco Brunetti.
 
Chiesa di Santa Maria (ex Badia)
In località Monteverde, è possibile osservare i resti di una delle più antiche chiese del Molise: la Chiesa di Santa Maria di Monteverde o Santa Maria a Monte, in origine facente parte di un antico monastero benedettino. L'anno di costruzione delle strutture attuali (la chiesa è più antica) ci è data da un epigrafe, la quale fa riferimento a strutture e abbellimenti effettuati dal maestro Gualtiero su commissione dell'Abate Matteo, nel 1163. Ciò testimonia anche la nascita in questi luoghi di una vera e propria Corporazione di Lavoratori della pietra. Della Chiesa medioevale romanica, a tre navate, sopravvivono parte dell'abside centrale, tracce del presbiterio e delle mura perimetrali.
 
 
La Fontana dei 4 leoni
Nella piazza principale del paese è posta la fontana dei "4 Leoni", costruita nel 1899 per volontà del Sindaco Pasquale Martino. Progettata dall'ing. Pasquale Pistilli è costituita da una grande vasca centrale sulla quale piove la vaschetta elevata dello zampillo.
Vi sia accede con gradinata a cinque scalini. Sui quattro plinti sono sistemati i leoni che non sono però quelli originali, in bronzo - di ottima fattura e di scuola napoletana - trafugati nell'ottobre del 1997 ma quelli risistemati nel 1998.
Tra le epigrafi c'è questa:
IL SECOLO CHE MUORE - AL SECOLO CHE SORGE - QUEST'OPERA AFFIDA PRELUDIO DI FUTURI MIGLIORAMENTI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Monumento all'emigrante 
Il monumento, situato nel Parco della Rimembranza, fu lì sistemato ed inaugurato nel 1985, in occasione del "Ritorno a casa" di rolex imitaciones perfectas numerosi emigrati vinchiaturesi sparsi nel mondo. Realizzato su disegno di Umberto Taccola, è un dono dell'Associazione dei Vinchiaturesi di Montreal.
 
Il Booksharing
Un piccolo box, posizionato vicino alla casa dell’acqua, diventato luogo di scambio di esperienze per stimolare la lettura dei libri e rivolto ai cittadini di tutte le età che vi possono accedere in modo diretto, veloce ed in ogni momento, seguendo semplici regole per il dovuto rispetto che i libri meritano.