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sabato, 27 giugno 2020

LA STORIA

Rocca Massima è il paese più alto dei Lepini. Bisogna salire un bel po’ ma il viaggio scorre tranquillo senza noia alcuna ci si ritrova a 735 metri sul livello del mare quasi senza accorgersene Il paesaggio che accompagna la scalata fa dimenticare tutto: boschi, oliveti prati e animali che pascolano tutto intorno, un vero spettacolo. Questo piccolo gioiello incastonato proprio nel cuore del comprensorio non è però solo natura, è anche arte e cultura. Cenni Storici Sull’origine di Rocca Massima non c’è accordo: secondo alcuni studiosi affermano che fu fondata cinque secoli prima della nascita di Cristo, altri invece sostengono che nacque molto dopo. A sostenere la prima ipotesi fu il Nibby nella sua opera del 1849 “Analisi storico-topografica-antiquaria della carta dei dintorni di Roma”. Questo autorevole studioso del XIX secolo afferma che: “A primo aspetto ravvisasi per la posizione di un’antica fortezza, la quale non poté essere se non quella detta dagli antichi scrittori Carventum ed Arx Carvetana”. Il Nibby cita poi le fonti dove si può trovare qualche frammento di storia di Rocca Massima. Possiamo ricordare ad esempio la “Storia di Roma e della sua fondazione” di Tito Livio. Per altri studiosi Rocca Massima risale alla prima metà del 400 d.C. Sarebbe stata edificata degli abitanti di Velletri che abbandonarono il loro paese per sfuggire alle invasioni dei Goti e dei Vandali. Secondo altri infine l’insediamento risalirebbe all’VIII secolo d.C. quando sorsero sui Lepini diverse rocche fortificate. Inizialmente Rocca Massima faceva parte del feudo giuliano insieme a Giulianello e dal 1202 fu sotto il controllo degli Annibaldi che edificarono diverse opere di fortificazione. In particolare a questo anno risale la bolla papale di Innocenzo III “Quia per tuae...” che autorizzava gli “homines de Juliano” ad edificare una rocca per la difesa del territorio. Considerato che la rocca venne costruita sul monte Massimo, il paese prese il nome di Rocca Massima. I successivi secoli sono segnanti da un susseguirsi di feudatari. E’ interessante ricordare che sotto la reggenza dei Conti furono instaurati dei parziali istituti di autogoverno. Nel 1597 Rocca Massima passò nelle mani del cardinale Antonio Maria Salviati poi, alla fine del settecento, divenne proprietà dei Borghesi che la vendettero infine ai Doria Pamphìli. Per cento anni il paese fece parte della circoscrizione di Velletri prima di passare nel 1932 nella neocostituita provincia di Littoria. Rocca Massima si trova  in provincia di Latina e sorge su un monte alto m 735 s.l.m., a 35 km circa dal capoluogo. Esso conta attualmente 1170 abitanti, suddivisi tra il centro urbano e le campagne.
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Chiesa parrocchiale S. Michele Arcangelo: costruita verso la fine del XV secolo in ampliamento di una precedente risalente al XIII secolo, negli anni, probabilmente, della costituzione della comunità civica (1202). Ristrutturata nel XVIII sec. grazie al concorso della comunità e alla munificenza del Card. Gregorio Salviati (1786). Ad unica navata con soffitto a botte, termina in un’abside orientata verso nord-est dove campeggiano quattro figure di santi protettori: Santa Barbara, S. Biagio, Santa Lucia, S. Sebastiano, affreschi del pittore Mariani di Velletri, risalenti agli inizi del XX sec. La Pala che campeggia l’altare maggiore raffigurante San Michele Arcangelo è una copia dell’originale di Guido Reni. Considerata una delle più belle copie dell’originale, fu realizzata nel 1869 da un pittore il cui nome posto in basso a sinistra è poco leggibile. L’abside, secondo approfonditi e meritori studi condotti dalla Dott. Arch. Fabiola Salvaggio nel 2002 corrisponde ad una delle torri che costituivano il sistema difensivo e di avvistamento di Rocca Massima dall’epoca degli Annibaldi (inizi del XIII sec.). Quella più imponente e più importante, che dominava l’allora unica via di accesso da Velletri-Giulianello, sarebbe l’attuale abside. Nel 1786, durante i lavori di ristrutturazione, ampliamento e consolidamento, vi vennero aperte due finestre ai lati per dare più luce all’interno. Dalla fine del XVIII sec. ai nostri giorni diversi furono i restauri della chiesa più o meno felici.