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LA STORIA

Civitacampomarano è un piccolo centro dove storia, cultura e natura incontaminata rappresentano un immenso valore. Ai visitatori, data la sua attuale dimensione demografica, pare infatti impossibile che custodisca un patrimonio così ricco, ed è per questo che si resta stupiti. E' adagiato a 520 metri sul livello del mare lungo un imponente sperone tufaceo al centro del "Vallone Grande" in cui confluisce l'omonimo affluente di sinistra del basso Biferno. Il territorio esteso circa 4000 ettari con altezze variabili (fra i 930 metri del Monte Andrea ai 300 metri del Vallone Grande), conserva le asperità tipiche e le suggestioni della montagna appenninica ricca di boschi, sorgenti, laghetti e ruscelli. Il centro abitato, invece, circondato da profili coltivati a frumento e distese di olivi secolari, confina a nord con il comune di Castelmauro ad est con Lupara e Guardialfiera, ad ovest con Trivento e a sud con Lucito e Castelbottaccio. Di origine incerta, la prima attestazione nella forma "Campomarano" risale ad un documento del 999 d.C., quando l'imperatore Ottone III di Sassonia, nipote del famoso Ottone I il grande, conferma la donazione della "Ecclesia S.Angeli in Altissimis super flumium Bifernum in finibus Campimarani" fatta nell'870 d.C. dal principe longobardo Arechi II in favore della Badia di S.Sofia a Benevento. Resti della chiesetta sono ancora visibili su Monte S.Angelo, a 900 m. di quota, nei pressi del tratturo Celano-Foggia. Parco Vallemonterosso Campomarano, costituitosi nell'attuale posizione presumibilmente nel corso del X secolo come fusione dei diversi villaggi sparsi nella valle, per "incastellamento", inglobò gran parte della popolazione circostante e trasse tanto beneficio da questa fortunata espansione accompagnata da una notevole floridezza economica cui non furono estranei i numerosi conventi della zona da indurre i suoi abitanti a fregiarsi del titolo di "civitas" che, aggiunto al nome antico, avrebbe dato luogo all'attuale "Civitacampomarano" in forma sia congiunta che disgiunta. In quest’angolo di Molise, pochi immaginavano di poter trovare il Castello Angioino, in tanti non pensavano che da qui provenissero grandi uomini quali Vincenzo Cuoco e Gabriele Pepe. Il paese ed i suoi abitanti sono così custodi di storia, cultura, tradizioni secolari che costituiscono un valore aggiunto ed autentico. Nelle contrade civitesi dove, secondo i racconti tramandati, sorgevano i villaggi sparsi, emergono stupefacenti antichissime testimonianze di cocci, tegoli e vasellame alcuni databili ai primi secoli d.C. (vetri, lanterne, etc.), all'epoca sannita (400-300 a.C.), altri addirittura all'epoca preistorica (selci lavorate, ossa, etc.). La stessa toponomastica rivela le connessioni storiche: Rocca Sassone a nord, Castra Jonata a nord-est, Fonte dei frati e Vicenne ad est, Abbazia e Fonte Romita a sud, Casale e Sanguinete a nord (a tal proposito, si pensi come la denominazione "Sanguinete" si ritrovi nei dintorni del lago Trasimeno, sede dei cruenti scontri fra Romani e Cartaginesi).
Alla romanizzazione seguì un lungo ed oscuro periodo medievale in cui Civita fu accomunata alla storia del Contado di Molise fatto di dominio longobardo, normanno, angioino, aragonese e borbonico, sino alla fine del feudalesimo allorchè l'Università di Campomarano si affrancò dall'ultimo signore, tale Pasquale Mirelli, dovette intentare diverse cause (1787) ed appelli presso la Corte Napoletana, con l'ausilio di illustri difensori come Carlo Chiarizia e lo stesso Vincenzo Cuoco, nato a Civita nel 1770.
 
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Il Castello Angioino
Edificato su una massa di arenaria che si erge prorompente tra i torrenti Mordale e Vallone Grande, il castello di Civitacampomarano   rappresenta un pregevole monumento dal grande valore storico. Probabilmente il castello fu costruito intorno al XIV secolo d.c., sotto la dominazione angioina (Carlo d'Angio'), anche se le caratteristiche architettoniche rimandano a una sua costruzione databile alla seconda meta' del XIII secolo. È a pianta quadrangolare, sul lato occidentale vi sono due torri angolari di forma cilindrica. Sulla facciata principale c'e' lo stemma della famiglia dei di Sangro.
 
Vincenzo Cuoco
Storico, giurista, economista, saggista e politico, nacque a Civitacampomarano nel 1770. Partecipo' attivamente alla Rivoluzione napoletana del 1799, fu esiliato a Parigi dove compose alcuni dei suoi famosi saggi storici. Nel 1806 ritornò a Napoli e fu consigliere di Cassazione e direttore del Tesoro. Dal 1816 al 1823, visse in un doloroso stato di follia. Oggi la sua casa natale ristrutturata, proprieta' del Comune, aperta alle visite, funge anche da centro di ricerca ddi Fondazioni, Enti, Università.
 
Casa del mercante
Tra i vicoli del borgo antico, e' facile scorgere preziose testimonianze architettoniche del passato, tra esse la casa del Mercante, ormai parzialmente crollata. xLa costruzione, situata in Via Vincenzo Cuoco, risale al XVIII secolo, come indica la data 1732 incisa su una pietra a forma di cuore murata sulla facciata. Il portone, con arco a tutto sesto, e' diviso da un parapetto che permetteva la vendita delle mercanzie.
 
La chiesa di Santa Maria delle Grazie
Vicino al castello di trova la chiesa di Santa Maria Maggiore la cui chiesa parrocchiale, nel 1903, a causa dello sfaldamento di un costone tufaceo, crollò.  Il suo fonte battesimale e la relativa porta di accesso, di un notevole valore artistico, sono stati recuperati e riutilizzati nella chiesa di Santa Maria delle Grazie lungo via V. Cuoco. Di notevole pregio è la pala settecentesca dell'altare, in legno intarsiato e oro zecchino, recante in alto una rarissima tela della Sacra Famiglia.
 
Il Campanile
Il campanile a tre piani, che termina a punta con quattro facce, conserva una lapide lacunosa, incastonata nel lato nord, di non facile interpretazione dalla quale sembra tuttavia di poter dedurre che fu applicata nel 1620 in ricordo di un altare dedicato, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a San Giacomo con le reliquie del santo.
 
La chiesa di San Giorgio Martire
In cima all'altissimo dirupo della "Cavatella" si trova la parrocchia di San Giorgio Martire. La facciata è di forma rettangolare ma termina a triangolo nella parte alta, nella quale è fissato un bassorilievo in pietra raffigurante San Giorgio a cavallo. L'interno è a due navate, con soffitto a cassettoni e con un coro e un organo in legno ben conservati. La chiesa, nella quale sono custodite le reliquie di San Donato Martire e una statua equestre di San Giorgio, possiede tre altari di pietra finemente lavorati e alcune lapidi funerarie della famiglia Pepe.