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LA STORIA

La Comunità  di San Massimo ha origini medievali, risalenti, secondo alcune fonti documentarie, al secolo XI-XII. (1000-1100). Le informazioni storico-corografiche che descrivono il paese, specie quelle del secolo scorso, tramandano la convinzione che questo piccolo centro rurale avesse, un tempo, il sole ed esclusivo nome Castello, perché dominato e protetto, in tempi feudali, da una rocca fortificata. Tuttavia, per una elementare ragione di distinzione tra i vari altri paesi della regione, al nostro Castello venne attribuito il nome agiografico di San Massimo, protovescovo di Nola, del III secolo d.C.
La storia culturale di questo santo nolano proviene dal grande San Paolino, veneratoree di San Felice che, a sua volta, fu discepolo e figlio spirituale di San Massimo. La leggenda agiografica del nostro Patrono, raccontata da San Paolino, vuole che egli, durante la persecuzione di Decio del 251 d.C., a causa della sua tarda età  e delle precarie condizioni di salute, dovesse fuggire in luoghi desolati. Stava morendo di stenti, quando il suo discepolo San Felice lo salvò. Il culto di San Massimo, eletto patrono del paese, proviene dunque dall’area campano-sannitica di Nola, Benevento e Salerno, durante l’epoca dell’invasione longobarda dell’italia meridionale. (Longobardia Minore).
La probabile diffusione del suo antico culto nelle regioni del Sannio Pentro diede luogo alla fondazione, solamente nel nostro territorio, di una chiesa, a lui intitolata. Si stanziò intorno ad essa, nei tempi remoti dei primi secoli cristiani, forse ad opera dei Benedettini di Montecassino o di San Vincenzo al Volturno, un gruppo di coloni che costituirono il primo nucleo insediativo del nostro paese, poi trasferitosi, per ragioni più a monte, nell’attuale luogo ove oggi sorge, fortificandosi in una struttura castellare e munendosi parzialmente di mura. La storia civile di San Massimo è in gran parte legata, almeno originariamente, a quella della vicinissima Boiano. Fin dall’epoca sannitica, poi romana ed infine nelle epoche delle dominazioni normanno-sveve, Boiano ne è stata sempre il fulcro, come colonia, gastaldato e contea.
Le prime notizie che attestano l’esistenza nell’area boianese, di un luogo già  chiamato specificatamente San Massimo risalgono al 1113 e si riferiscono ad un nobile normanno che, considerato il suo cognome toponomastico, De Sancto Maximo, ne sarà  stato certamente uno dei primi feudatari. Molte altre attestazioni, tra il 1200 e il 1500, danno informazioni, a vario titolo su questo paese. Interessanti sono i suoi Statuti o Capitolazioni replicas relojes municipali dell 1551 che posero fine a lunchissime liti tra la Comunità  ed i suoi feudatari. Con esse i cittadini di San Massimo gettarono le basi di una propria autonomia sociale, amministrativa ed economica. Una lunga serie di toponomi sanmassimesi, specie quelli appartenenti alla toponomastica così detta minore, documentano sotto molteplici aspetti, la storia civile, economica del paese. Basti considerare significativa importanza di solo tre di questi nomi: Castello, Colle di Corte, Palazzo, tuttora vivi ed in uso, per ottenere precisi punti di riferimento che confermano, in una medesima area del paese, presenze rappresentative di poteri feudali e signorili, dai quali la povera università , così come veniva chiamata la collettività  degli abitanti, dediti ad attività  agricolo-pastorali, cercava di affrancarsi sempre di più. Degli edifici crollati, soprattutto a causa dei due devastanti terremoti del 1456 e 1805, non esistono che tracce esigue. Così sorse e visse nell’antichità  il borgo fortificato di San Massimo castrum Sancti Maximi, oppidum Sancti Maximi. I suoi feudatari lo tennero in possesso vassallatico dal 1383 al 1806, et ultra, quindi per quasi 500 anni.
Tra le famiglie baronaloi e marchesali che lo possedettero, vanno ricordate i Gaetani d’Aragona, i Marchesi De Gennaro, i Principi Morra. Negli anni 1700-1800, San Massimo ha vissuto una storia analoga a quella di quasi tutti i paesi molisani, costellata dalle alterne vicende legate a carestie, fatti di anarchia che si verificarono durante i moti del 1799, atti di brigantaggio, preunitario e post-unitario, devastazione el terremoto del 1805, che distrusse quasi tutto il paese e le sue chiese.
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Il borgo antico medievale è ancora per buona parte integro e sono relojes rolex imitacion ancora riconoscibili le mura perimetrali del castello che, seppur ormai fatte solo di frammenti, rendono l’idea della robustezza della costruzione originaria. Ben conservate appaiono anche alcune chiese di epoca medievale: la Chiesa di Santa Maria delle Fratte, costruita tra il 1300 ed il 1400, mostra l’arco ogivale del portale con una caratteristica cornice a tortiglione, di schema gotico, al di sopra della quale si può apprezzare lo stemma dei cavalieri di Malta ai quail l’edificio appartiene.
Caratteristica appare anche la Chiesa di San Michele Arcangelo, che, eretta una prima volta dal popolo per essere stato liberato dal flagello della peste del 1656, è stata poi distrutta e ricostruita altre due volte, nel 1745 ed ai primi del 1800.
La Chiesa del SS. Salvatore è stata ricostruita sulle rovine dell’antichissima chiesa del 1400, distrutta dal terremoto del 1805.
Altri due monumenti di notevole interesse sono il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, costruito in marmo di Carrara dalla Casa Beretta ed inaugurato il 20 ottobre 1920 e la fontana, posta su un poggiolo panoramico, accanto alla via principale del paese.